Fantozzi_va_in_pensione

Neppure Fantozzi…

Più mi avvicino al giorno della pensione e più sento la differenza tra i miei colleghi d’un tempo, quelli che andarono in quiescenza quando cominciai quest’avventura e coloro come me che…contano i giorni come durante la naja !

Anni fa, lasciare il lavoro era un momento particolare. Chiudevi un ciclo di lavoro ma soprattutto non avresti più condiviso quelle emozioni che comunque il lavoro ti offriva quotidianamente.  Non c’era solo l’ufficio e l’allora macchina da scrivere; lì in quel luogo di lavoro c’erano tanti amici e  ci si confrontava e ci si sfogava su aspetti della vita come la famiglia, la società, il calcio e si organizzavano  cene, si cantava insieme si organizzavano gite e lotterie a Pasqua e a Natale. Non avevamo whatsapp o facebook ma ci si sentiva comunque e i colleghi più anziani erano per noi come dei fratelli maggiori e grazie ad uno di questi conobbi quel signore che mi affittò la casa che poi acquistai e dove ancora oggi abito. I capi di quelli che si definivano reparti e non “team” erano funzionari che avevano fatto la gavetta, dai lavori più semplici a quelli di coordinamento e di direzione. Se qualcosa non andava, erano i primi ad aiutarti e tra questi ne ricordo uno, che nell’alba dell’informatica, quando gli ingombranti computer avevano i caratteri verdi o al massimo bianchi su sfondo nero, me ne insegnò i primi rudimentali approcci. Con quel mio capo reparto ( l’ufficio chiudeva alle 14.00 ) si andava insieme nel pomeriggio  in palestra e con il caro dott.Sorrenti, grande esperto in cucina ( le sue origini siciliane eccellevano anche nella pasticceria ) si organizzavano favolose cene e tra queste ne ricordo una a casa sua esclusivamente a base di dieci primi…ma ci fermammo a  sette! .   Quando nel 1994 ebbi un brutto incidente d’auto unitamente ad un collega, la stanza d’ospedale dove restammo qualche giorno fu invasa, nelle ore di visite, dai colleghi che ti sfottevano per come ti eri ridotto ma che al tempo stesso ti facevano sorridere e dimenticare per qualche attimo il dolore. Non esistevano i C.A.F. ma i sindacati che tutelavano i lavoratori e partecipavi alle assemblee e agli scioperi senza paura di ripercussioni perché si parlava dei tuoi diritti ! Poi…poi venne qualcosa che non so e tutto cambiò. I nuovi capi non erano più colleghi che avevano maturato esperienza e capacità ma giovani laureati che neo vincitori di concorsi erano stati incaricati di assumere un ruolo senza averne le capacità umane e anche professionali. Se prima era il collega più anziano che ti guidava , oggi sono quei giovani che sapranno a memoria i codici civili  penali e tributari ma non hanno la necessaria esperienza umana e professionale e per i quali uno più uno non può che far due !

L’amicizia l’affetto, la simpatia, il capirsi con uno sguardo sono ormai retaggio di un’epoca che non c’è più. Anche a pochi metri di distanza si usa la mail che ha preso il posto degli  occhi e delle parole, anche nella pausa pranzo si parla di lavoro e addirittura c’è chi mangia il panino nella pausa restando in stanza e continuando a digitare sul PC. Non si cena più insieme, non si organizzano più eventi, si resta in ufficio sino a quando questo non chiude e se fosse per loro ci dormirebbero e ci vivrebbero con la famiglia così la domenica si pianificherebbe il lavoro del lunedi . Neppure Fantozzi lo avrebbe immaginato !

Ricordo ancora quei rinfreschi di pensionamento, seguito spesso dalle cene con i colleghi del reparto dove si cantava, si raccontavano barzellette  e si ripercorrevano i meravigliosi anni vissuti insieme e per noi , allora giovani, era una splendida palestra di vita per capire un ufficio che non deve solo numeri e lettere ma umanità. Immaginavo quel giorno che sarei andato via, ai tanti amici che avrei quotidianamente perso  , quel conto alla rovescia che non avrei mai voluto fare perché si sarebbe chiusa una parte importante della mia vita.

Oggi che quel “ countdown “ per me  è più che mai iniziato, è tutto cambiato !  Non vi  sarà alcun rinfresco  e fortunatamente eviterò di sentire i soliti discorsi ovvi di ringraziamento e il solito regalo che chissà dove collocherei in garage e dato che ormai si usa mandare una mail di saluti ai colleghi rimasti ( di alcuni non ne conosco il nome perchè ormai non è più di moda presentarsi quando si è assunti  ) .

Di questi lunghi anni mi resterà il ricordo di quegli amici del primo giorno, delle sfide calcistiche noi delle Imposte Dirette contro il Registro o l’ IVA partite , delle gite, delle serate a cantare e a sfotterci, dei dirigenti , dei colleghi d’un tempo, di quei momenti dove eravamo semplicemente amici cioè umani.

Quando passerò il mio badge per l’ultima volta ritornerò ad esser libero dalla nuvoletta d’indifferenza che oggi, ricordando sempre Fantozzi , volteggia sulle teste e sul cuore dei dipendenti mentre quei robot travestiti da umani, continueranno ad inviare mail per dialogare con il collega accanto.

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