paola matarrese

Paola Matarrese – La lirica di De Andrè

zecchino d oroPaola Matarrese , soprano, dopo aver studiato canto lirico e cameristico e pop – musical , è stata docente di Canto per i Corsi Base (Lirica e Popular ) presso il Conservatorio di Rovigo e detiene la Cattedra di Canto lirico e pop presso la Nuova Scuola Comunale di Musica di Imola; dallo scorso anno tiene corsi di Vocalità Storica presso l’Università “ Primo Levi “ di Bologna. Cominciamo a conoscere Paola come donna, prima ancora che come artista, tracciando un profilo caratteriale e sociale. Nata a Bologna, da genitori pugliesi, hai cominciato sin da piccola a calcare i palcoscenici . Nel 1976 hai partecipato allo Zecchino d’Oro con la canzone “ Enchete, Penchete, Puff,Tinè “ e successivamente, per sette anni, hai cantato nel Piccolo Coro dell’Antoniano diretto da Mariele Ventre. Racconta quell’esperienza e quanto hanno inciso sulle tue scelte gli anni vissuti all’ Antoniano.


E’ un’esperienza ancora molto presente in me, il rapporto con Mariele di affetto e stima, la sua severità e dolcezza, il suo saper trasmettere disciplina e senso della prestazione musicale anche se piccoli. Con il Piccolo Coro ho potuto entrare tantissime volte in sala di registrazione, lavorare per quello che era Canale 5, registrare in radio con Michela Vukotic, cantare al Teatro Comunale di Bologna nel Parsifal, incontrare e cantare per Papa Wojtyla due volte, passare una giornata intera dentro alla Sebino per veder nascere Cicciobello e tante altre esperienze incredibili per una bambina!


Quando è maturata in te l’idea del canto lirico ?

E’ stata la mia voce a portarmi verso il canto lirico, il timbro adatto al belcanto e il desiderio di apprendere ciò che ritengo ancora essere la massima evoluzione della voce, in particolare per la lingua italiana. Lo studio è una sfida giornaliera e porta ad un’altissima consapevolezza fisiologica, psicologica, analitica, interpretativa e in ultimo anche spirituale. Avevo circa una ventina d’anni quando ho intrapreso questo percorso di conoscenza.

paola 3Quali sono le romanze liriche che senti più vicine alla tua voce e quale è il genere o il compositore che musicalmente ti è più congeniale ?

Mozart e Puccini. Sono due grandi interpreti della parola/frase cantata pur agendo in due epoche distanti. Grande senso del carattere psicologico e teatrale dei personaggi nella vicenda presentata, media altissima di grandi opere scritte genialmente e rimaste nella storia dell’opera. Ho iniziato ad apprezzare anche Verdi; pur sentendovi una certa ripetitività nel trattare le soluzioni melodiche e armoniche, lo ritengo un grandissimo professionista e interprete della sua epoca, Traviata, Rigoletto, Otello su tutte.

In un’intervista di qualche anno fa affermasti che non aver utilizzato la televisione costituiva uno dei tuoi rimpianti e che causa di ciò fu il tuo non voler scendere a  compromessi. Sei ancora oggi di questa idea ?

In un certo senso si. La televisione fa spettacolo, molto più oggi che allora, ha sue leggi e obblighi di auditel e sceglie direzioni che spesso non gratificano talento e studio. Non voglio generalizzare, la tv la guardo anch’io ma sempre più spesso vedo bambini, ragazzi e adulti usati come strumenti per fare puro show nei reality. D’altre parte però oggi sono quasi l’unico mezzo per arrivare al grande pubblico e chi li sceglie ha comunque un’occasione per esprimersi al meglio. Il curriculum e l’esperienza dell’artista purtroppo sembrano essere oggi in secondo piano e le possibili conoscenze di persone già introdotte nelle grandi major televisive sono indispensabili per potervi accedere e lavorare all’interno delle produzioni in qualsiasi ruolo (cantante, autore, produttore, vocal coach, giudice, ecc.)

paolamatarrese_bigDi cosa sei contenta come artista e cosa vorresti e non hai ancora raggiunto dal punto di vista professionale ?

Sono molto contenta della mia preparazione e consapevolezza vocale quasi a 360° (crescerò in essa fino al mio ultimo giorno di vita!) Ne ho tre di sogni nel cassetto. 
Mi piacerebbe cantare per festival e manifestazioni che hanno una visibilità maggiore, spesso destinati ai cantanti pop che provengono da reality o festival. Essere invitata a cantare su Rai 3 da Fabio Fazio che seguo da tantissimi anni e infine cantare per Papa Francesco.

La tua versatilità artistica ha fatto sì che sei stata spesso invitata all’ estero per promuovere la cultura italiana Come reputi sia considerata fuori dai nostri confini , la musica italiana nel suo insieme ? 

All’estero la voce del cantante italiano piace tantissimo, la associano all’opera naturalmente. Non a caso, il grande Pavarotti, Bocelli e Il volo sono molto amati così come generosi voci pop come quelle di Pausini, Al Bano, Gigi d’Alessio legati alla pura melodia italiana e napoletana. Triste notare come questo grande patrimonio storico stia spegnendosi un po’ alla volta e la scuola italiana dell’obbligo non contribuisca a farlo conoscere, capire e conservare insegnandolo ai giovani.

L’Italia è la culla del melodramma ma i giovani italiani sembrano non sapere che tanti anni fa i nostri autori costituivano l’avanguardia musicale mondiale. E’ solo un questione di mode, cambi generazionali o in Italia si fa poco per valorizzare per valorizzare il nostro patrimonio culturale ?

In Italia a mio parere non c’è la vera e propria consapevolezza e riconoscimento della figura professionale dell’artista e ancora meno la sua valorizzazione in termini culturali, economici, contrattuali. Conosco centinaia di artisti, molti dei quali non riescono a essere indipendenti economicamente e sono costretti a coprire altre professioni. Non è cambiato molto, l’italiano ha genio, estro, è circondato dal bello artistico dovunque vada e non può che esprimere tutto questo attraverso la scrittura, l’arte figurativa, il teatro, il cinema e la musica ovviamente. Sarà sempre così: il bravo artista lavora spesso gratuitamente o per un compenso troppo basso, viene considerato “di contorno”, ausiliario; andrebbe invece visto come una vera e propria opportunità di crescita dell’anima e del benessere di chi lo ascolta. “Cosa fai nella vita? Sono una cantante. Ma dai! Ma riesci a vivere cantando? Si, io posso dire che ci riesco!”

Dalla tua Bologna a Genova il passo è breve e la città ligure è per te Fabrizio De André che è al centro di alcune tue meravigliose interpretazioni. Come è nato in te l’ amore per la lirica di Faber e come sei riuscita vocalmente ad interpretare le sue opere, non stravolgendone i contenuti.

Eh, quello con Fabrizio è stato un incontro stranissimo, tuttora ne sono sorpresa.Credo mi abbia scelta, in un certo senso perché abbiamo lo stesso cuore aperto, sincero e molto, molto diretto. Mi hanno commissionato un concerto e ho iniziato a studiarlo, scoprirlo, indagare la sua vita e il suo apocalittico pensiero, molto definito pur nella contraddittorietà che lo rappresenta. La sua non scelta, il suo non definirsi e il suo particolarissimo scrivere poesie di vita, amore e morte sono diventate la mia capacità di scegliere e vivere diversamente. Sento in lui una grande umanità e un infinito amore per la figura femminile, me ne sono dovuta e voluta appropriare ed è nato qualcosa di speciale; ricevo tantissimi consensi dai faberiani, che sono tantissimi nella rete, sono anche amministratrice di un gruppo a lui dedicato su FB.

Quale canzone di De André senti spiritualmente più vicina a te ?

Sono due.La Guerra di Piero, per la sua regia da Oscar nella scrittura, che mi emoziona ogni volta che cantandola ne eseguo scena per scena. La vivo come se filmassi e la commentassi io ed è sempre nuova, presente. Amore che vieni, amore che vai, il perfetto circolo sferico vitale dell’amore nel suo ricevere, saper lasciare andare e accoglierne sempre il ritorno.

Tutti abbiamo un sogno nel cassetto ma non tutti riusciamo a realizzarlo.  Il tuo sogno è divenuto realtà ?

Ti ho già risposto in parte, ma a costo di citare Walt Disney, il proprio sogno va vissuto nella realtà di ogni giorno, credendoci e agendo per realizzarlo. Un artista si astrae dal palcoscenico dove si esibisce, fondendosi con la sua interpretazione.

Cosa rappresentano per te l’applauso finale e il rapporto con il pubblico ?

Il pubblico è in realtà dialogo indispensabile con me stessa, il feedback che ne ricevo mi porta a una costante autovalutazione per poter trovare sempre di più un rapporto di autenticità tra interpretazione personale e quella che a sua volta è elaborazione di chi ascolta. L’applauso ne è la conferma.

Un’artista eclettica come te ha sicuramente dei progetti da realizzare. Su cosa stai attualmente lavorando e quali sono i progetti a medio termine ?

Sto lavorando in contemporanea a vari progetti e concerti che vanno dal repertorio seicentesco, operistico, cameristico, jazz classico, soundtrack, a quello cantautoriale dei nostri ultimi anni. Mi piace far comunicare costantemente le conoscenze tra epoche, generi e artisti, la voce e la composizione musicale sono potenti mezzi espressivi di esperienze e emozioni umane. Dalla loro costante indagine e comprensione se ne coglie la ciclicità, il tempo presente, affrancato dalla quello cronologico e tutto appare facile da esprimere, magicamente come già scritto e “provato, sentito” dall’intera umanità.

Grazie Paola e in bocca al lupo per la tua luminosa carriera !

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Foto tratte dal sito www.paolamatarrese.it

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